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Clima: allarme siccità per il Pianeta. Entro il 2050 3 miliardi di persone senza acqua

05 Ottobre, 2023

di Rossella MuroniSociologa ed Ecologista

Entro il 2050 ci saranno 3 miliardi di persone senza acqua. Facile immaginare che queste persone, giustamente, si sposteranno alla ricerca d’acqua, seguendo un istinto naturale, quasi primordiale per gli esseri viventi. Saranno profughi ambientali.

 

Un nuovo rapporto di Oxfam analizza “l’impatto devastante” del cambiamento climatico sulla disponibilità d’acqua in aree sempre più vaste e vulnerabili in Africa, Medio Oriente, e Asia. La crisi idrica – viene spiegato nel rapporto, che offre un’analisi dei 20 principali Paesi colpiti dai cambiamenti climatici in quattro aree del mondo – già oggi colpisce 2 miliardi di persone nel mondo ed entro il 2050 potrebbe colpire 1 miliardo di persone in più.

 

Secondo Oxfam, la crisi idrica innescata dal riscaldamento globale e dall’alternarsi di siccità e inondazioni sempre più violente porterà l’aumento esponenziale di fame, migrazioni forzate ed epidemie: nel prossimo futuro nei 10 Paesi più colpiti dalla crisi climatica la malnutrizione cronica crescerà del 30% ed entro il 2050 si potrebbero registrare fino a 216 milioni di migranti climatici interni a livello globale, tra cui 86 milioni solo in Africa sub-sahariana.

 

Nei soli 10 Paesi tra i più colpiti al mondo dai cambiamenti climatici (Somalia, Haiti, Gibuti, Kenya, Niger, Afghanistan, Guatemala, Madagascar, Burkina Faso, e Zimbabwe), la malnutrizione cronica potrebbe aumentare di oltre un terzo entro il 2050, con effetti diretti su 11,3 milioni di persone in più rispetto a oggi. In vaste zone dell’Africa orientale – sottolinea Oxfam – oltre 32 milioni di persone al momento sono alla fame estrema a causa di 5 anni di siccità, emergenza aggravata dai conflitti in corso e dalla crescita dei livelli di povertà. Anche l’Africa occidentale sarà colpita dalla crisi idrica. Le regioni stanno già affrontando ondate di calore più intense dell’8-15% e cali della produttività del lavoro dell’11-15%.

 

Attualmente – rileva l’Ong – in media 1 pozzo su 5 scavato da Oxfam nelle aree più colpite dell’Africa è completamente asciutto. In Medio Oriente l’aumento delle temperature e il drastico calo delle piogge causeranno un aumento esponenziale del prezzo dell’acqua. Le ondate di calore aumenteranno del 16%, provocando un crollo della produttività del lavoro del 7%. In Asia il livello del mare potrebbe salire di mezzo metro entro il 2100 mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone, senza contare il rischio derivante dallo scioglimento dei giacchiai.

 

Inoltre ci sono sempre più conflitti causati proprio dalla scarsità d’acqua. A livello globale si stima che negli ultimi 20 anni questi ultimi siano quadruplicati, rispetto al periodo 1980-99. Nei prossimi anni – continua Oxfam – aree sempre più vaste e spesso poverissime del Pianeta saranno colpite da una sempre maggiore carenza d’acqua. Una crisi idrica “di portata epocale con conseguenze drammatiche sull’aumento di fame, malattie, e migrazioni forzate di massa”.

 

Urgente la richiesta che Oxfam – ricordando che al momento è stato finanziato “appena il 32% dell’appello Onu per fronteggiare l’emergenza idrica globale” – rivolge ai governi: servono 114 miliardi l’anno per affrontare la crisi idrica e igienico-sanitaria a livello globale. Di fronte a questi numeri e scenari risultano tanto più irresponsabili e criminali i tentativi di negare o ridimensionare l’emergenza climatica. Così come appare evidente che fino a quando non ci occuperemo di ristabilire un rapporto equilibrato con il Pianeta e l’ecosistema non ci saranno muri, frontiere, dumping economici che tengano.

 

Occorre rapidamente trasformare le nostre economie riducendo le emissioni, decarbonizzando, ottimizzando l’utilizzo delle risorse naturali. Non c’è più tempo e il greenwashing davvero non ce lo possiamo più permettere.

 

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