Il Greenwashing è un termine sempre più utilizzato per indicare quella pratica secondo cui grandi dichiarazioni sull’impegno per l’ambiente, da parte di aziende, non sono avvalorate da azioni veramente efficaci, chiare e verificabili, che le giustifichino. Nel 2020, la Commissione Europea e le autorità nazionali di tutela dei consumatori hanno pubblicato i risultati di un’indagine volta all’individuazione di violazioni del diritto dell’UE in materia di tutela dei consumatori nei mercati online. Per la prima volta, il lavoro si è focalizzato sul Greenwashing. I risultati di questa indagine sono significativi: dei 344 claim ambientali analizzati, il 42% presentava affermazioni esagerate, false o ingannevoli; il 59% mancava di elementi facilmente accessibili a sostegno delle affermazioni; il 37% presentava formule vaghe e generiche (Commissione Europea).
Nell’anno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che parla a chiare lettere di una “Transizione Ecologica” a cui tutti gli stakeholders, aziende comprese, dovranno contribuire, diventa quanto mai importante supportare qualsiasi genere di claim ambientale con azioni concrete, dati certi ed una comunicazione non fraintendibile.
I rischi derivanti dal Greenwashing sono molto seri per un’azienda e comprendono tanto gravi contraccolpi sulla brand reputation, la competitività sul mercato e la perdita di clienti quanto provvedimenti effettivi da parte degli organismi preposti quali l’obbligo del ritiro delle informazioni fuorvianti. Non una mano di vernice verde, quindi, ma azioni concrete per la riduzione delle emissioni di CO2. E ben comunicate.
Il mercato volontario dei crediti di CO2 nasce in contemporanea a quello obbligatorio, riservato ai Grandi Emettitori che sono obbligati a compensare le proprie emissioni secondo gli obblighi previsti dal Protocollo di Kyoto entrati in vigore nel 2005.
I soggetti pubblici o privati che non hanno obbligo di riduzione ma vogliono comunque compensare le proprie emissioni, possono acquistare crediti sul mercato volontario, la cui potenzialità da qui a 10 anni si aggira intorno ai 50 miliardi di dollari di controvalore (Il Sole 24 Ore). Tramite l’acquisto sul mercato volontario, le aziende possono co-finanziare progetti di forestazione, tutela delle foreste o produzione di energie da fonti rinnovabili che, quindi, producono crediti di CO2.
I rischi del Greenwashing si nascondono anche dietro la compensazione della CO2. Infatti, a fronte di un mercato giovane ma in forte espansione, è molto difficile per i non addetti ai lavori distinguere i crediti credibili da quelli che non hanno alcuna solidità alle spalle. Le piattaforme internazionali offrono un sistema trasparente e la garanzia di tracciabilità del credito, che viene generato seguendo una metodologia e degli standard riconosciuti. Chi acquista crediti su queste piattaforme ha dunque un elemento di serietà e trasparenza su cui può fare leva nei confronti degli stakeholders.
Diventa chiaro, perciò, che un’azienda che sia intenzionata a compensare le proprie emissioni di CO2, ma voglia essere sicura di farlo in modo trasparente e senza incappare nel Greenwashing, dovrebbe avvalersi di partner che operano sul mercato internazionale dei crediti volontari. Molte aziende si stanno impegnando seriamente a ridurre le proprie emissioni di CO2, consapevoli che le sfide ambientali globali, ma anche le preferenze dei consumatori sempre più attenti alle esigenze dell’ambiente, lo rendono necessario. Non solo, sta diventando ormai ovvio che sarà inevitabile anche un ripensamento dei modelli produttivi per renderli più sostenibili.
AzzeroCO2 non solo opera nel mercato internazionale dei crediti certificati ma supporta le aziende in un percorso a 360 gradi volto alla riduzione delle emissioni e ad una transizione verso la sostenibilità a tutto tondo. Tutto questo viene accompagnato anche dal supporto per una comunicazione chiara, corretta ed efficace che permette all’azienda di raccogliere tutti benefici derivanti dalla scelta di virare verso il green.
La compensazione delle emissioni di CO2 attraverso l’acquisto di crediti è senza dubbio un passo che tutte le aziende, che desiderano azzerare la propria impronta ambientale, dovranno valutare come ultimo step di un percorso di riduzione delle emissioni: per questo è fondamentale affidarsi ad un partner esperto che le aiuti a scegliere i progetti di compensazione più adatti alle loro esigenze e che sia in grado di fornire un supporto reale sulla comunicazione di tali scelte, perché se non fatta in modo corretto e trasparente rischia di vanificare ogni sforzo.
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