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Crisi climatica, non c'è più tempo da perdere

05 Aprile, 2023

di Rossella MuroniSociologa ed ecologista

 

Non c’è più tempo da perdere, bisogna mettere da parte i tatticismi e agire subito con ambizione per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia di 1,5° C. Lo dobbiamo fare soprattutto per le future generazioni, per lasciare loro un ambiente vivibile.

 

Non possiamo nasconderci che si tratta di una sfida di proporzioni inedite, tanto più considerando che siamo già arrivati a una temperatura di +1,1 gradi sui livelli pre-industriali. È ancora possibile centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, a patto di cambiare ritmo e qualità nell’azione globale per il clima. Questo in estrema sintesi è il messaggio del sesto Rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

 

Per dirlo con le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres: “L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente”. La buona notizia è però che “l’ultimo rapporto Ipcc mostra che abbiamo le conoscenze e le risorse per affrontare la crisi climatica. Abbiamo bisogno di agire adesso per garantire un pianeta vivibile in futuro”.

 

Il cambiamento climatico ha impatti diffusi e disastrosi che oggi colpiscono quasi la metà della popolazione mondiale, con l’aumento in frequenza e intensità di ondate di calore, siccità, eventi meteorologici estremi e inondazioni che stanno superando il livello di guardia. Decidersi finalmente di affrontarlo con misure adeguate è più conveniente rispetto alla non opzione di lasciar correre le emissioni verso un aumento della temperatura media globale di 2 o addirittura 3 e più gradi, che avrebbero effetti ancor più distruttivi di quelli sperimentati sinora. Ce lo dicono i dati. Negli ultimi 10 anni, ad esempio, il numero di morti a livello mondiale per siccità, nubifragi e uragani è stato 15 volte più alto e, nello specifico, anche l’Europa rischia un aumento di vittime del clima e di persone a rischio per stress da calore. L’Italia in particolare è esposta a diversi fattori di vulnerabilità: dalla diminuzione delle precipitazioni alla fragilità delle coste, passando per quella degli ecosistemi terrestri e marini, minacciati anche da sovrasfruttamento e inquinamento.

 

Un altro aspetto molto rilevante del rapporto è il risalto che gli scienziati dell’Ipcc hanno dato all’iniquità degli impatti associati alla crisi climatica, con “i responsabili” della febbre del pianeta che “non sono gli stessi che ne subiscono le conseguenze”. Questa presa di coscienza rientra in quella che molti chiamano ingiustizia climatica e pone l’accento sulla necessità di tener conto delle diverse responsabilità storiche sulle emissioni.

 

Oltrepassare la soglia di 1,5° entro la fine del secolo avrebbe effetti devastanti e irreversibili sull’ecosistema globale e sulle generazioni future. Per questo, evidenziano gli esperti dell’Ipcc, “in questa decade è essenziale un’azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici” e contemporaneamente “occorre tagliare le emissioni serra in tutti i settori e dimezzarle entro il 2030”.

 

Per l’Italia questo significa smetterla di osteggiare le politiche europee del pacchetto Fit for 55, ma iniziare a pianificare come raggiungere gli obiettivi europei su mobilità sostenibile, case green, rinnovabili, efficienza ed emissioni. Richiede inoltre di aggiornare finalmente il piano nazionale per l’energia e il clima allo scenario reale, avviare il necessario taglio ai sussidi fossili e di programmare con tempistiche adeguate e differenziate il phase-out da tutte le fonti fossili. Non è più il tempo della gradualità, siamo ormai in quello della radicalità. D’ora in poi le parole d’ordine devono essere aumentare gli sforzi e la velocità dell’azione climatica.

 


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