Richiedi informazioni

Direttiva europea "Case green”: di cosa ha bisogno l'Italia?

07 Giugno, 2024

Attualmente gli edifici rappresentano oltre un terzo delle emissioni di gas serra nell’UE. Secondo le nuove norme, entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovrebbero essere edifici a emissioni zero ed entro il 2050 il patrimonio edilizio dell’Ue dovrebbe essere trasformato in un patrimonio edilizio a emissioni zero.

Di Rossella Muroni, Sociologa ed Ecologista

 

Com’è noto, l’Unione Europea si è dotata di una direttiva per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio. Una direttiva che contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra e la povertà energetica nell’Ue. Gli Stati membri avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale. La Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028, alla luce dell’esperienza acquisita e dei progressi compiuti durante la sua attuazione. Una direttiva di buon senso, insomma, in linea con gli obiettivi europei sull’abbattimento delle emissioni climalteranti e verso la neutralità climatica fissata al 2050.

 

Eppure, nel nostro Paese non si placano preoccupazioni e polemiche e forse vale la pena rivedere punto per punto, fuor di furore polemico, cosa prevede la direttiva stessa.

  • Secondo le nuove regole, entro il 2030 gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni e il 26% entro il 2033.
  • Gli Stati membri possono scegliere di esentare edifici specifici dalle norme, come edifici storici, luoghi di culto o edifici di proprietà delle forze armate.
  • Gli Stati membri garantiranno che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati, che rappresentano il 43% degli edifici residenziali performanti.
  • Nei loro sforzi di rinnovamento, gli Stati membri metteranno in atto misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili.
  • Necessaria l’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili negli edifici: per decarbonizzare il settore edilizio, i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici includeranno una tabella di marcia con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040.
  • Le nuove norme garantiranno l’implementazione di idonei impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso.
  • Forniranno inoltre infrastrutture per la mobilità sostenibile, compresi punti di ricarica per auto elettriche all’interno o accanto agli edifici, precablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette.
  • Per gli edifici non residenziali, la direttiva rivista introduce standard minimi di prestazione energetica garantendo che tali edifici non superino la quantità massima specificata di energia primaria o finale che possono utilizzare per m2 ogni anno.

 

In Italia ci sono oltre 5,5 milioni di edifici da riqualificare per essere in linea con la direttiva Ue Case Green. Una cifra consistente che oltre a benefici economici potrebbe portare a più di 15mila nuovi posti di lavoro.  L’Italia è caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto che vede l’84,5% degli edifici italiani costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania), e da un basso tasso di rinnovamento edilizio, che in Italia è pari allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania).

 

Da un punto di vista ambientale, secondo le stime di The European House-Ambrosetti, nel Paese l’efficientamento degli edifici può portare a una riduzione fino al 33% dei consumi energetici e fino al 5% di quelli idrici, abbattendo le emissioni di CO2 di circa il 20-24%. Da un punto di vista economico, se gli edifici più vetusti del parco immobiliare italiano fossero dotati di tecnologie smart, i cittadini risparmierebbero 17-19 miliardi di euro netti all’anno e verrebbero abilitati investimenti per oltre 330 miliardi di euro. In questo scenario potenziale e la filiera sarebbe in grado di abilitare la creazione di ulteriori 200mila posti di lavoro qualificati e specializzati.

 

Per questo più che di polemiche avremo bisogno, come Paese, di linee direttive precise. A partire dal promuovere una revisione del sistema di incentivi per valorizzare e includere tutte le componenti che rendono smart un edificio, con il digitale sia per gli edifici in fase di nuova costruzione sia per gli edifici in ristrutturazione. Occorrerebbe introdurre un “Libretto della casa” a valenza legale, per mappare in modo puntuale gli interventi, sia in termini di sicurezza che di valore dell’immobile. Infine, appare assolutamente fondamentale e non più rinviabile rafforzare e costruire le competenze necessarie alle filiere industriali delle tecnologie dell’edificio intelligente.

 

Significa avviare un lavoro sulle competenze mancanti e da “costruire”. È necessario rafforzare i sistemi di formazione già esistenti, potenziando i programmi formativi attraverso curricula dedicati al settore degli smart Building, incentivando la collaborazione tra aziende e Its (Istituti tecnici Superiori).

 

La filiera estesa degli smart building ha generato 174 miliardi di euro di fatturato e 38 miliardi di euro di valore aggiunto, dando occupazione a circa 515mila individui. Non solo. La filiera ha un significativo potenziale moltiplicativo nel sistema economico: ogni 100 euro investiti nella filiera estesa dell’edificio intelligente in Italia, se ne generano ulteriori 187 nel resto dell’economia, e per ogni 100 unità di lavoro dirette se ne attivano ulteriori 178 nel Paese.

 

acqua analisi materialità audit auto elettriche bando bilancio di sostenibilità biodiversità biogas calcolo emissioni CO2 cambiamenti climatici carbon footprint case green catena del valore cer compensazione emissioni CO2 compostiamoci bene comunicazione ambientale comunità energetiche conto termico cop28 Corporate Sustainability Reporting Crediti di carbonio CSR decarbonizzazione decreto crescita diagnosi energetica dichiarazione non finanziaria Direttiva CSRD direttiva UE earth day eco-design economia circolare effetto serra efficienza energetica energia energypop enti pubblici EPD EPD Italy ESG etichetta ambientale prodotto filiera sostenibile fondo kyoto fonti fossili fonti rinnovabili forestazione formazione fotovoltaico frutteto solidale green claims green deal green economy greenheroes greenwashing impatti ambientali impatti sociali inclusione inquinamento LCA microplastiche mobilità sostenibile mosaico verde natura net-zero oasi urbane paesc parco urbano patto dei sindaci piantare alberi plastica monouso pnacc pnrr pompa di calore POR-FESR povertà energetica processi partecipativi progetto europeo report sostenibilità riciclo riduzione emissioni co2 riduzione impatti ambientali rifiuti riqualificazione riutilizzo SDGs servizi ecosistemici sismabonus SOA sostenibilità aziendale spettacolo sportello energia standard ESRS standard gri studio lca superbonus sviluppo sostenibile transizione energetica tutela forestale valutazione posizionamento volontariato aziendale

Attestato di compensazione

Inserisci negli appositi campi il codice che hai trovato sul marchio per visualizzare i dettagli della compensazione e scaricare l'attestato.