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Bilancio di sostenibilità: slitta di un anno la nuova direttiva Europea

10 Maggio, 2022

Bilancio di sostenibilità: slitta di un anno l’approvazione della direttiva Europea, ma i vantaggi per le aziende che si allineano già da adesso sono evidenti

Si allungano i tempi di approvazione della proposta europea di modifica della legislazione sul bilancio di sostenibilità, lo strumento di rendicontazione e comunicazione che le organizzazioni realizzano per dare evidenza alle loro azioni di Responsabilità Sociale d’Impresa.

 

La nuova direttiva sul Corporate Sustainability Reporting che, nella proposta della Commissione Europea presentata lo scorso aprile 2021, sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2023, è attualmente soggetta ad emendamenti da parte del Consiglio e del Parlamento UE che includono uno slittamento al 2024. Gli emendamenti presentati da parte dei due organi riguardano principalmente quattro aree di interesse della normativa, tra cui la data di applicazione del regolamento e i soggetti obbligati alla rendicontazione.

 

La direttiva, infatti, prevede l’estensione dell’obbligo di redazione della dichiarazione non finanziaria a:

  • tutte le società quotate nei mercati regolamentati europei (ad esclusione delle micro imprese), incluse le società non europee che sono quotate in mercati europei;
  • le piccole-medie imprese quotate dovranno rispettare l’obbligo con applicazione dal 1° gennaio 2026;
  • tutte le società che soddisfino almeno 2 dei 3 requisiti dimensionali previsti per almeno due esercizi consecutivi: numero medio di dipendenti pari a 250, tot. Stato Patrimoniale di 20 milioni di euro, tot. Ricavi pari a 40 milioni di euro;
  • tutti gli istituti di credito e assicurazioni quotati e non quotati di grandi dimensioni

 

Estratto dal bilancio di sostenibilità di Bestway, realizzato con il nostro supporto

 

Per quanto riguarda le PMI che non sono quotate, sebbene la rendicontazione non finanziaria non sia obbligatoria potrebbe comunque essere controproducente non farla. Perché?

Perché le grandi aziende già oggi richiedono che i propri fornitori abbiano dichiarazioni non finanziarie nel proprio bilancio e lo faranno in maniera crescente per soddisfare sia le novità introdotte dalla nuova direttiva sul Corporate Sustainibility Reporting sia le evoluzioni del mercato e le richieste dei propri clienti. Le aziende che fanno parte della catena del valore di queste corporate, dunque, non potranno ignorarlo: sarà sempre più necessario comunicare l’impatto delle attività aziendali sul tessuto sociale e ambientale, anche se non si è obbligati a farlo.

 

In sostanza, nonostante questo ritardo nei tempi di attuazione, l’entrata in vigore della nuova direttiva sul bilancio di sostenibilità avrà delle conseguenze molto rilevanti sulle attività delle grandi aziende e delle PMI che operano nei paesi europei. L’impatto delle attività aziendali sul tessuto sociale e ambientale è sempre più rilevante, anche per le aziende e le PMI che non saranno obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità.

 

Ma cosa è un bilancio di sostenibilità?

Esempio di matrice di materialità

 

Il bilancio di sostenibilità rappresenta uno dei principali strumenti di comunicazione e condivisione con gli stakeholder delle tematiche non strettamente economiche legate ad un’azienda e contiene informazioni chiave relative agli impatti più significativi delle attività aziendali su economia, ambiente e persone.

Tenendo in considerazione che:

  • le nuove generazioni (>70%) sono disposte a pagare di più per prodotti più sostenibili e sono più attente alle performance delle aziende, sia come consumatori che come futuri dipendenti (The Sustainability Imperative, Nielsen Report 2015-2016)
  • e che le banche saranno costrette a rivedere le politiche di credito tenendo conto dei rischi ESG sui settori di riferimento[2],

sembra chiaro quanto il bilancio di sostenibilità diventerà a tutti gli effetti un vero e proprio biglietto da visita dell’azienda rispetto a tutti i suoi stakeholder. Un altro dato interessante ci dice che l’Italia è al terzo posto nel ranking mondiale dei paesi che ritengono sia importante conoscere le azioni che aziende e brand intraprendono a favore della sostenibilità (l’88% degli italiani ritiene sia importante essere a conoscenza dei comportamenti socialmente responsabili delle aziende e dei brand di cui sono clienti)[3].

 

La sostenibilità è ormai diventata un driver per la riduzione dei costi e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi innovativi, e non solo: le aziende sostenibili sono anche più innovative ed hanno un vantaggio in termini di concorrenza rispetto agli altri, potendo contare su una brand reputation più solida e dei clienti più affezionati.

 

Cosa può fare, dunque, un’azienda che voglia redigere il proprio bilancio di sostenibilità ed essere in regola con la nuova direttiva sul Corporate Sustainability Reporting?

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